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La demografia è la scienza che ha per oggetto lo studio delle popolazioni umane, che tratta del loro ammontare, della loro composizione, del loro sviluppo e dei loro caratteri generali, considerati principalmente da un punto di vista quantitativo.[1] Dato il suo carattere quantitativo la demografia si basa su molteplici indici statistici. La demografia moderna è stata fondata dal matematico e statistico tedesco Johann Peter Süssmilch.
Con la densità di popolazione la demografia indica il rapporto fra il numero di abitanti compresi in un'area e l'area stessa. Le regioni più densamente popolate sono l'Asia meridionale e orientale, l'Europa occidentale, il nord-est degli Stati Uniti, e alcune zone dell'America Meridionale e dell'Africa (in corrispondenza delle metropoli). Le zone con minor densità di popolazione sono invece quelle comprese fra latitudini elevate, aree desertiche e coperte dalle foreste pluviali.
Bisogna però tenere presente che la densità aritmetica di popolazione è un indice demografico generico, in quanto non rispecchia gli addensamenti di popolazione all'interno dei Paesi, un rapporto più significativo è la densità fisiologica, che è il numero di abitanti per unità di superficie di terra agricola produttiva.
Se prendiamo il caso dell'Egitto, dove a fronte di una superficie totale di 1.000.000 di km² le uniche terre coltivabili sono concentrate nella Valle del Nilo, la densità aritmetica è fuorviante dandoci un risultato molto basso (77 ab/km²) quando invece la densità fisiologica è 3150 ab/km² di terra coltivabile, rivelando la realtà di un Paese in cui il 98% della popolazione occupa il 3% della superficie totale. Ovviamente nemmeno questa misurazione è esente da errori: terre più o meno produttive, più raccolti in uno stesso anno, importazioni di derrate alimentari dall'estero (come nel caso del Giappone) falsano il calcolo che quindi viene sempre confrontato con altre misurazioni.
La crescita o la diminuzione di una popolazione è legata a una serie di fattori di svariata natura (economici, culturali, sanitari ecc.). Al di là delle cause storico-geografiche più ampie, la dinamica demografica è individuata attraverso alcuni semplici indici che segnalano le dimensioni e la velocità del movimento demografico.
Il tasso d'incremento è una misura aritmetica che corrisponde alla percentuale dell'accrescimento in un anno. Di solito viene calcolato rispetto a 1.000 abitanti: se il tasso è del +5% significa che in un anno la popolazione di un comune o di un villaggio di 1.000 abitanti è diventata di 1.050. Il tasso può essere negativo: facendo sempre riferimento all'esempio precedente, un tasso del -5% indica che la popolazione di quel comune è calata a 950 abitanti.
L'incremento a sua volta è derivato da due elementi che fanno della popolazione un organismo dinamico: il movimento naturale e il movimento migratorio. Il movimento naturale è l'andamento dei nati (vivi) e dei morti, che si sommano o si sottraggono alla popolazione considerata dando il saldo naturale: questo è positivo quando il numero dei nati supera quello dei morti, negativo nel caso opposto.
Il tasso di natalità è il rapporto tra il numero delle nascite in una comunità durante un periodo di tempo e la quantità della popolazione media dello stesso periodo. Il tasso di mortalità è il rapporto tra il numero delle morti in una comunità, durante un periodo di tempo, e la quantità della popolazione media dello stesso periodo.
La differenza tra emigrati e immigrati è il saldo migratorio. Il saldo è positivo quando gli immigrati (o iscritti nelle liste dei residenti) superano gli emigrati (o cancellati dalle liste); una situazione inversa dà un saldo negativo.
Lo stesso argomento in dettaglio: Speranza di vita. |
La speranza di vita è il numero medio di anni che ci si può attendere di vivere. Le regioni del Sud del mondo soffrono di una speranza di vita molto bassa, a causa delle condizioni di vita precarie. Gli abitanti del Nord, invece, godono di un'alta speranza di vita date le strutture mediche/sanitarie di cui dispongono.
Lo stesso argomento in dettaglio: Tasso di fecondità totale e Tasso di fecondità specifico. |
Il tasso di fecondità totale è l'indicatore calcolato sulla media dei figli per donna in età fertile (compresa secondo i demografi fra i 15 ed i 49 anni). Al 2003 il tasso mondiale si aggirava a 2,8 figli per donna, con squilibri notevoli fra le zone. L'Africa, zona povera, conta 5,8 figli per donna mentre nei paesi più ricchi in Europa o nell'America Settentrionale hanno in media fra 1,6 ed 1,9 figli per donna. Ci sono differenze regionali: in Europa si va dai 2.07 figli per donna registrata in Francia all'1.35 della Polonia.
L'incremento della popolazione può essere suddiviso in quattro stadi che formano insieme un ciclo demografico:
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