Alfa Romeo Giulia | |
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Alfa Romeo Giulia Super del 1970 | |
Descrizione generale | |
Costruttore | Alfa Romeo |
Tipo principale | Berlina |
Altre versioni | Coupé Spider Cabriolet Familiare |
Produzione | dal 1962 al 1977 |
Sostituisce la | Alfa Romeo Giulietta (1955) |
Sostituita da | Alfa Romeo Giulietta (1977) |
Esemplari prodotti | 572.626[1] |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 4140 mm |
Larghezza | 1560 mm |
Altezza | 1430 mm |
Passo | 2510 mm |
Massa | da 978 a 1.130 kg |
Altro | |
Assemblaggio | Stabilimento del Portello e stabilimento di Arese |
Stile | Ivo Colucci Giuseppe Scarnati |
Stessa famiglia | Alfa Romeo Giulia GT Alfa Romeo Giulia GTA Alfa Romeo Giulia GTC Alfa Romeo Gran Sport Quattroruote Alfa Romeo Spider Duetto Alfa Romeo 1750/2000 Berlina Alfa Romeo Montreal |
Auto simili | BMW Serie 02 Fiat 1500 Fiat 125 Ford Cortina Opel Rekord Renault 16 Volkswagen Tipo 4 |
Alfa Romeo Giulia 1300 TI |
L'Alfa Romeo Giulia (Tipo 105) è un'autovettura prodotta dall'Alfa Romeo dal 1962 al 1977. Nata come erede della "Giulietta", è stata proposta in numerose varianti di carrozzeria, nelle tipologie berlina, coupé, cabriolet e spider.
Complessivamente, in 15 anni, ne sono stati prodotti circa 1 milione di esemplari. Ciò ha reso la Giulia una delle vetture più vendute della storia dell'Alfa Romeo; di questi, 572.646 furono realizzati nella versione berlina tre volumi.[2][3]
Nata all'inizio degli anni Sessanta col compito di sostituire la Giulietta, ne riprendeva lo schema meccanico di base. Il motore era a quattro cilindri di scuola aeronautica, con distribuzione bialbero e costruzione interamente in alluminio. Rispetto a quello della sua progenitrice era presente, oltre all'incremento di cilindrata da 1290 a 1570 cm³, l'importante innovazione delle valvole di scarico raffreddate al sodio (le valvole erano cave, e la cavità conteneva granuli di sodio, che trasportavano il calore dal fungo verso lo stelo).
Le sospensioni anteriori avevano uno schema particolarmente sportivo a quadrilateri sovrapposti, mentre il retrotreno, pur utilizzando la classica e un po' conservatrice soluzione a ponte rigido, fu reso più efficace spostando gli attacchi di molle e ammortizzatori dai semiassi ai bracci longitudinali, mantenendo la scatola del differenziale in alluminio ed evolvendo il disegno del braccio superiore di controllo dello scuotimento laterale. La trasmissione era manuale a cinque rapporti, mentre i freni erano a tamburo, con quelli anteriori a 3 ganasce e tamburi in alluminio alettato, sostituiti in seguito da un impianto a 4 dischi Dunlop (Ate dal 1967). Nel 1970 altre modifiche meccaniche, le più sostanziali sono la pedaliera ora infulcrata superiormente ed il freno a mano, la cui leva viene spostata da sotto la plancia, di fianco al piantone dello sterzo, alla più convenzionale leva sul tunnel centrale in mezzo ai sedili anteriori.
Se la meccanica era d'avanguardia (a parte alcune soluzioni della primissima serie, come il comando del cambio al volante, con la cloche come optional), anche la scocca a deformazione differenziata con cellula abitativa rigida e la linea della carrozzeria erano molto moderne. Grazie alla coda tronca, alle incavature laterali alla base della linea di cintura (che accompagnavano l'aria dal muso alla coda) e al muso basso e sfuggente, la Giulia aveva un coefficiente di penetrazione aerodinamica (CX) bassissimo (0,34) grazie all'uso, durante la sua progettazione, della galleria del vento. Famoso fu lo slogan "la Giulia, l'auto disegnata dal vento". Questo design dava al modello un tocco di notevole aggressività (i fari grandi alle estremità, e i piccoli all'interno, ricordavano una persona con le ciglia aggrottate).
Il risultato finale di tanta tecnologia furono prestazioni al vertice della categoria: una prova su strada condotta da una rivista specializzata nel 1965 la pose a confronto con altre 12 concorrenti di pari classe; ne risultò la più veloce con 175,979 km/h, con gli altri modelli che oscillavano tra i 132 km/h e i 165 km/h.[4][5][6]
La vettura, secondo le strategie dei vertici Alfa Romeo, doveva essere lanciata in concomitanza con l'inaugurazione del nuovo stabilimento di Arese, ma a causa dei continui ritardi nella consegna dello stesso, i primi esemplari di Giulia, che furono assemblati nel 1962, vennero realizzati interamente allo storico impianto milanese del Portello. Poi, per circa 2 anni, si ebbe una curiosa fase di transizione durante la quale le scocche erano prodotte ad Arese, mentre la componentistica meccanica proveniva ancora dal Portello. Ciò fu possibile per la distanza dei due siti produttivi, che era di soli 15 chilometri. La prima vettura ad essere prodotta interamente ad Arese fu invece la Giulia GT del 1963.
La Giulia venne presentata presso l'Autodromo Nazionale di Monza il 27 giugno 1962 nella versione TI (acronimo di Turismo Internazionale).
Grazie alla cilindrata di 1570 cm³ e all'alimentazione con un carburatore doppio corpo verticale Solex 32 PAIA/7, il motore poteva erogare una potenza di 92 CV DIN (106 SAE). Il cambio a 5 rapporti, all'epoca una chicca che era in genere riservata a vetture di alta sportività e classe, aveva però il comando con la leva al volante, che ne rendeva scomoda e poco sportiva la manovrabilità. Il sedile anteriore aveva la seduta in pezzo unico che la omologava per sei posti, mentre la plancia (in plastica grigia) incorporava una strumentazione ad andamento orizzontale (con tachimetro a nastro e un piccolo contagiri circolare sulla sinistra).
Lo stesso argomento in dettaglio: Alfa Romeo Giulia TI Super. |
Nel 1963 venne presentata la versione alleggerita e potenziata "Giulia Ti Super", pensata per la partecipazione alle gare della categoria Turismo. Esternamente la "Ti Super" si riconosce per la sostituzione dei fari di profondità con prese d'aria circolari e per i quadrifogli adesivi sulle fiancate che per la prima volta appaiono su un'Alfa Romeo di serie. Omologata nel Gruppo 2 la "Ti Super" diede buona prova delle sue qualità, restituendo parecchie soddisfazioni all'Alfa Romeo che coniò lo slogan: "Giulia, la berlina che vince le corse".
Dopo averli sperimentati sulla "Ti Super", nel 1964 l'Alfa Romeo aggiornò anche la "1600 Ti" adottando 4 freni disco (dopo 22.000 esemplari con freni a tamburo), sedili anteriori separati e leva del cambio a cloche sul pavimento. Nel 1965 la "1600 TI" venne affiancata dalla "Giulia Super" conosciuta come "Bollo Oro" fino al 1969 e "Biscione" dal 1969 al 1972, a causa dei due fregi distintivi applicati ai montanti posteriori. Quest'ultima è la più riuscita, apprezzata e ricercata dai collezionisti. Finiture più curate (plancia rivestita in legno, strumentazione circolare, sedili ridisegnati, profilo "sottoporta" cromato, diversi fregi posteriori, biscioni smaltati sui montanti posteriori) erano le caratteristiche salienti della "Super", insieme con il motore che, grazie all'adozione di due carburatori doppio corpo orizzontali (Weber 40 DCOE4 oppure Solex 40 PHH/2 entrambi con venturi da 27) , erogava 98 CV DIN (112 SAE). Il nuovo rapporto al ponte 9/41 le consentì di raggiungere nella prova su strada di Quattroruote i 177,154 kh/h, velocità di poco superiore alla precedente "Ti", ma raggiunta a un minore regime di giri, con un miglioramento del comfort e dei consumi.
Nello stesso anno, Pininfarina utilizzò la base meccanica della "1600" per costruire una propria versione coupé con carrozzeria aerodinamica che fu presentata al salone dell'automobile di Torino.[7]
Nel 1967 la "1600 TI" uscì di listino venendo rimpiazzata, come versione di accesso, dalla "1600 S", che era dotata di un motore (sempre con un singolo carburatore doppio corpo) potenziato a 95 CV DIN (109 SAE), strumentazione simile alla "Super" ed eliminazione di quasi tutti i profili cromati.
Nel 1969 la "Super" venne potenziata a 102 CV DIN (116 SAE) grazie a nuovi alberi a camme e all'aumento del diametro dei tubi Venturi (da 27 a 30) dei carburatori (Weber 40 DCOE27 o Dell'Orto 40 DHLA o Solex C40 DDH/6) che le consentivano di raggiungere una velocità massima di 178,231 kh/h
Nel 1966 venne presentata la 1300 TI, con motore di 1290 cm³ alimentato sempre da un carburatore doppio corpo verticale Solex 32 PAIA/7, ma potenziato a 82 CV DIN (94 SAE) grazie al superiore rapporto di compressione (9:1 invece di 8.5:1) e ai collettori di aspirazione e scarico maggiorati, simili a quelli della 1600 TI. Dalla 1600 ricevette anche il cambio ("L'unica 1300 a cinque marce", reclamizzava la casa) e finiture più curate. Sempre invariato il frontale con due soli fari.
Nel 1967 anche la 1300 TI ottenne il servofreno, la strumentazione ad andamento orizzontale divenne circolare e venne montato un nuovo volante sportivo a 3 razze. Nel 1969 venne dotata di frizione a comando idraulico con molla a diaframma; nel 1970 ricevette un nuovo impianto frenante a doppio circuito, la pedaliera infulcrata in alto, il correttore di frenata al retrotreno, l'alternatore al posto della dinamo e il passaggio a cerchi da 14" con pneumatici 165/80. Accreditata di una velocità massima di oltre 160 km/h, nella prova di Quattroruote raggiunse i 163,456 km/h
Nel 1970 nacque la Giulia 1300 Super, che riprendeva le finiture dell'omonima versione 1600 (ma il frontale rimaneva a fari singoli), raggiungendo prestazioni ancora più elevate grazie al motore 1300 alimentato con 2 carburatori orizzontali doppio corpo (Weber 40 DCOE 28, Dell'Orto DHLA 40, Solex C 40 DDH/4) da 89 CV DIN (103 SAE) già utilizzato sulla GT Junior fin dal 1966. Nella prova di Quattroruote raggiunse i 166,879 km/h a fronte di una velocità dichiarata di 165 km/h.
Nel 1971 la 1300 base venne tolta di listino.
Nel 1972, in occasione di un leggero restyling, la gamma venne semplificata e l'offerta ridotta a due soli modelli. Le modifiche estetiche riguardarono la calandra (ora solo nella unica configurazione nera con 5 barre cromate), l'eliminazione delle cornici cromate attorno alle luci posteriori e i cerchi ruota con borchie cromate e bulloni a vista.
All'interno venne mantenuto l'allestimento Super, con alcune semplificazioni (pavimento in gomma anziché in moquette). La Giulia Super (questa la nuova denominazione) era disponibile nelle due versioni, assolutamente identiche (a parte i gocciolatoi e canaline cromati per la 1.6) anche nel frontale a 4 fari, "1.3" da 89 CV DIN (103 SAE) e "1.6" da 102 CV DIN (116 SAE).
Nel 1976 venne lanciata la Nuova Super Diesel, mossa da un 4 cilindri Diesel di 1760 cm³ prodotto dalla Perkins Engines (era lo stesso dei furgoni Alfa Romeo F12). Progetto figlio della crisi petrolifera, adottava un motore da 55 CV secondo le permissive specifiche SAE equivalenti a 52 CV DIN, che consentiva una velocità massima di 135 km/h; costruito interamente in ghisa, già per l'epoca era considerato poco adatto ad una berlina di impostazione sportiva a causa del suo eccessivo peso. La Nuova Super Diesel non ottenne il successo commerciale sperato a causa dei meno di 6.500 esemplari prodotti. Inoltre, avendo mantenuto lo stesso telaio della versione benzina, le vibrazioni tipiche dei propulsori diesel ne causavano cedimenti strutturali. Questa versione ebbe però un primato: fu la prima autovettura con motore Diesel ad entrare ufficialmente nel listino Alfa Romeo.
La versatilità tecnica della Giulia fu ampiamente sfruttata dall'Alfa Romeo negli anni sessanta e nei primissimi anni settanta tanto che, fino all'esordio dell'Alfetta e dell'Alfasud, tutta la gamma era composta da modelli basati sulla sua meccanica.
Le principali varianti di carrozzeria erano le coupé:
Accanto alle coupé vi era la versione cabriolet, che venne prodotta per un periodo di tempo limitato:
Le altre varianti erano le spider a due posti:
Infine, ne sono stati realizzati alcuni esemplari con carrozzeria familiare che furono denominati Giulia Promiscua (o Giardinetta). Ne fu anche prodotta una versione speciale furgonata in uso alla Polizia Stradale, ai servizi di assistenza tecnica dei concessionari, alle officine autorizzate e alle squadre corse. Tutte erano equipaggiate con il motore 1600.
Ne sono stati costruiti pochi esemplari realizzati dai seguenti carrozzieri indipendenti:[8][9][10]
Trattandosi di realizzazioni semi-artigianali, gli esemplari dei vari carrozzieri differivano fra loro, rispetto alla Giulia berlina originale, per alcuni particolari.
Nel 1965 la Carrozzeria Colli, su richiesta della dirigenza Alfa Romeo, allestì una versione con carrozzeria aperta di tipo spiaggina della "Giulia", da utilizzare quale automobile di rappresentanza all'interno dell'azienda, in caso di visite ufficiali.
Denominata "Torpedo" e realizzata su autotelai "Giulia Super" in due soli esemplari, la vettura è priva del padiglione e delle portiere ed è dotata di tendalino di copertura amovibile, ancorato al parabrezza e, al posteriore, ad apposite centine tubolari. Gli interni sono caratterizzati da due ampi divani, con braccioli sporgenti dalla carrozzeria.
Tra le varie personalità, nel 1966 la "Giulia Super Colli Torpedo" ospitò il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, durante sua la visita per portare il saluto alle maestranze della fabbrica di Arese.
Entrambi gli esemplari, non omologati per la circolazione stradale, sono perfettamente conservati. Uno dei due è presente nella collezione del Museo storico Alfa Romeo.
Le derivate che hanno sfruttato lo stesso pianale della Giulia sono invece:
Versione | Anni di produzione |
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Giulia 1600 TI | dal 1962 al 1967 |
Giulia 1600 TI Super | dal 1963 al 1964 |
Giulia 1300 | dal 1964 al 1971 |
Giulia Super | dal 1965 al 1972 |
Giulia 1300 TI | dal 1966 al 1972 |
Giulia 1300 Super | dal 1970 al 1971 |
Giulia 1600 S | dal 1968 al 1970 |
Giulia Super 1.3 | dal 1971 al 1974 |
Giulia Super 1.6 | dal 1972 al 1974 |
Giulia Nuova Super 1.3 | dal 1974 al 1977 |
Giulia Nuova Super 1.6 | dal 1974 al 1977 |
Giulia Nuova Super Diesel | dal 1976 al 1977 |
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Per molti anni la Giulia è stata in dotazione a Polizia[11] e Carabinieri[12] (nonché auto preferita dai malviventi per le loro fughe) in forza della sua velocità, agilità e tenuta di strada. Proprio queste sue caratteristiche l'hanno fatta diventare un'icona del cinema poliziottesco degli anni settanta.
Adoperata nelle varie versioni e motorizzazioni, anche da parte delle società autostradali, numerosi esemplari a fine carriera sono stati rivenduti a società o direttamente a privati. Non pochi esemplari sono stati restaurati da collezionisti. Lo stesso Museo delle Auto della Polizia vanta alcune varianti di Giulia in livrea.
Una Giulia 1300 fu la vettura con la quale i fratelli Leopoldo e Giovanni Pirelli ebbero un grave tamponamento a catena avvenuto l'11 marzo 1973 nella galleria Castelletto dell'Autostrada A12 Genova - Sestri Levante, a Sori, in cui rimasero entrambi gravemente ustionati. Giovanni Pirelli morì il 3 aprile successivo.
La Giulia 1300 dei fratelli Pirelli, ferma in coda, venne tamponata da una Fiat 128 e si incendiò. L'autista dei fratelli Pirelli, Aldo Nardi, riuscì ad uscire dalla Giulia negli istanti successivi all'incidente e ad estrarre i fratelli Pirelli dalla vettura in fiamme. Giovanni, rimasto qualche istante in più a bordo della vettura, riportò ustioni di terzo grado sul 70% del corpo.[13]
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