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Alfa Romeo 4C | |
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Descrizione generale | |
Costruttore | Alfa Romeo |
Tipo principale | Coupé |
Altre versioni | Targa |
Produzione | dal 2013 |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 3 989 mm |
Larghezza | 1 864[nota 1] mm |
Altezza | 1 183 mm |
Passo | 2 380 mm |
Massa | 895[nota 2] kg |
Altro | |
Assemblaggio | Modena (Italia) |
Stile | Centro Stile Alfa Romeo: Alessandro Maccolini (esterni) Emanuel Derta (interni) sotto supervisione di Marco Tencone e Lorenzo Ramaciotti |
Auto simili | Lotus Elise Porsche Cayman S[1][2] |
Note |
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L'Alfa Romeo 4C è una coupé sportiva[3][4] prodotta dalla casa automobilistica italiana Alfa Romeo dal 2013.
È stata presentata in anteprima mondiale in rete, anticipando di poco la première internazionale al Salone dell'automobile di Ginevra nel marzo del 2013, e il successivo debutto italiano al Salone del Mobile di Milano nell'aprile dello stesso anno.[5] Pur essendo una vettura a marchio Alfa Romeo, la produzione è a cura di Maserati (altra casa automobilistica di Fiat S.p.A.) presso il proprio stabilimento a Modena.[6][7]
In quanto vettura ad alte prestazioni, l'Alfa Romeo 4C può essere considerata una rivisitazione in chiave moderna di alcune storiche sportive passate della casa milanese.[8] A livello strutturale, gli ingegneri hanno tratto spunto dalla concept car Scarabeo del 1966 (realizzata dalla OSI su base Giulia),[9] mentre sul piano dello stile emerge una certa affinità con la 8C Competizione del 2007 – da cui però la 4C differisce in quasi la totalità dei suoi aspetti, sia concettuali sia meccanici.[4]
La sigla 4C si riferisce al numero di cilindri del propulsore montato centralmente sulla vettura, ed è al contempo un richiamo alla storia sportiva del marchio: negli anni 30 e 40 del XX secolo infatti, le sigle 8C e 6C contraddistinsero una serie di modelli della casa milanese, da competizione e stradali, equipaggiati con motori rispettivamente a otto e sei cilindri.
La scelta di stile è stata decisa da un team di responsabili designer, responsabili disegnatori (stilisti) e tecnologi tutti italiani; il gruppo è stato supervisionato da Marco Tencone, responsabile capo del Centro Stile Alfa Romeo, ma essendo un progetto di grande interesse per tutto il gruppo, la 4C è stata anche seguita da Lorenzo Ramaciotti, coordinatore generale dello stile dei brand del gruppo Fiat-Chrysler. La ricerca stilistica della 4C è un'evoluzione diretta di quella esposta con la 4C Concept del 2011, già realizzata sotto la supervisione di Ramacciotti. Gli esterni sono firmati da Alessandro Maccolini[10][11][12] (già mano degli esterni del concept), gli interni da Emanuel Derta[13][14][15] (con un disegno del tutto nuovo rispetto al concetto del 2011).[16][17]
La versione definitiva della berlinetta Alfa Romeo non si discosta dalle linee dell'omonimo prototipo presentato due anni prima al Salone di Ginevra: le principali differenze riguardono i gruppi ottici frontali non più carenati, dotati ora di una serie di cinque luci LED diurne, e da due fari bi-xeno affogati in una struttura in fibra di carbonio. Anche le prese d'aria sulle fiancate laterali sono mutate: originalmente inglobate nella struttura delle portiere sono, nella versione commercializzata, fisse al corpo vettura.
Il disegno della vettura, che nella versione prototipo si era aggiudicato tre prestigiosi premi (AutoBild Design Award (2011, Germania), Design Award for Concept Cars & Prototypes (2012, Italia) e il MostExciting Car of 2013 - 'What Car? (2013, Gran Bretagna)), presenta alcuni evidenti richiami alla tradizione del marchio; oltre alla già citata 8C Competizione, altri tratti della carrozzeria, tra cui l'andamento vistosamente muscoloso, mostrano l'eredità di modelli degli anni 50 e 60 del XX secolo, come la Disco Volante, la Giulietta Sprint e la 33 Stradale.[4]
La speciale versione Launch Edition presenta delle prese d'aria anteriori aggiuntive rispetto al prototipo; questi particolari non sono presenti nella versione base del modello di serie. La versione definitiva differisce dalla concept car del 2011 anche per due fori d'estrazione posteriori, necessari per la ventilazione del motore e aumentare il comportamento stradale e le doti aerodinamiche.
Rispetto alla linea esterna, il progetto degli interni della 4C è stato rifatto ex novo, dato che quelli del modello definitivo non hanno nulla in comune con quanto visto in precedenza sulla concept.[18][19] L'abitacolo rispecchia in toto l'indole sportiva della vettura: si presentano infatti essenziali, esaltando la sportività e la leggerezza del veicolo. Andando in ordine, la plancia – rivolta verso il guidatore – presenta due bocchette circolari; subito dopo, i comandi della radio, e infine quelli del climatizzatore. Il volante – a due razze e con la corona appiattita in basso, come si conviene a un'auto sportiva – è impreziosito da impunture fatte a mano, con colore a contrasto. Altro richiamo alle corse si ha nei due sedili a guscio – con il logo della casa di Arese impresso sui poggiatesta –, inframezzati dal tunnel centrale dove vi sono i tasti di gestione del cambio a doppia frizione Alfa Romeo TCT e il manettino Alfa Romeo DNA (che sulla 4C prevede, oltre i settaggi Dynamic, Normal e All Weather, per la prima volta anche la nuova modalità Race che integra il launch control).
Completano infine il quadro generale di sportività degli interni, la fibra di carbonio a vista sui battitacchi, e le esili maniglie delle portiere in pelle. L'innovativo quadro strumenti a colori da 7 pollici, completamente digitale e personalizzabile (in base alle posizioni del manettino DNA), costituisce il fulcro ideale dell'abitacolo, interamente disegnato intorno al pilota.
Il telaio è costituito da una monoscocca realizzata completamente in fibra di carbonio, del peso di soli 65 kg,[20] secondo l'innovativa tecnologia derivante dalla Formula 1 mentre le strutture anteriore e posteriore del telaio e la gabbia di rinforzo del tetto sono interamente in alluminio. La tecnologia utilizzata per la realizzazione della monoscocca è denominata pre-preg (pre-impregnato e formato da fibre unidirezionali) ed è abbinata a una lavorazione denominata "cocura" che permette di ottenere un unico pezzo, senza assemblaggi: si tratta di un brevetto Dallara utilizzato da quest'ultima proprio nella massima serie e al suo primo utilizzo su vetture non F1.[21]
La prima fase della progettazione della vettura infatti ha visto gli ingegneri Alfa Romeo affiancarsi a quelli dell'azienda emiliana. L'intera architettura è il primo esempio di applicazione di soluzioni strutturali di questo tipo su un veicolo destinato a grandi volumi; fino a questo momento infatti tali soluzioni erano state utilizzate solo per vetture di tutt'altro segmento, prezzo e volumi di vendita, come per esempio la Lamborghini Aventador o, seppur con standard di diverso livello, Ferrari LaFerrari.[22]
L'alluminio, nella riduzione del peso, ha un ruolo rilevante pari a quello della monoscocca in carbonio: rappresenta il 38% del peso complessivo della vettura stessa che raggiunge gli 895 kg. Questo viene utilizzato secondo un processo denominato Cobapress che combina i vantaggi della fusione con quelli della forgiatura ottenendo pezzi ad elevata densità. Il peso ridotto, ancor di più della potenza del motore, permette alla vettura prestazioni elevate e un comportamento stradale ottimale: il rapporto peso/potenza è di 3,85 kg/CV.[22] mentre la distribuzione dei pesi è 40% all'anteriore e 60% al posteriore.[23]
Le sospensioni adottate sono a triangoli sovrapposti per l'avantreno, mentre per il retrotreno è montata un'evoluzione dello schema McPherson. Il sistema frenante prevede quattro dischi forati autoventilanti di tipo ibrido, con pinze Brembo in alluminio a quattro pistoncini sull'asse anteriore. Le piste frenanti sono realizzate in ghisa mentre le campane sono in alluminio, per risparmiare circa 2 kg su ogni ruota, oltre che per migliorare la frenata senza ricorrere a costosi freni in materiale composito.[21][24][25]
La carrozzeria è interamente in materiale composito di tipo SMC[26] (in questo caso un poliestere rinforzato con fibra di vetro che ha un peso specifico di 1,5 g/cm³ rispetto ai 2,7 g/cm³ dell'alluminio) a bassa densità e alta resistenza. L'utilizzo di questo materiale dà benefici in termini di riduzione del peso (-50% rispetto a una lega leggera).[22]
La ricerca della leggerezza avviene quindi tanto sulla carrozzeria quanto sul telaio: i paraurti sono realizzati in poliuretano a iniezione (denominato commercialmente PUR-RIM) che permette una riduzione del peso di circa il 20% rispetto ai paraurti tradizionali. I vetri sono più sottili del 10% e più leggeri del 15% rispetto a quelli tradizionali;[22] il parabrezza è spesso solo quattro millimetri.[23][24][25]
La vettura è equipaggiata con un motore in linea a quattro cilindri a ciclo Otto, turbocompresso con alimentazione a iniezione diretta, dotato di variatore di fase; è costruito integralmente in lega leggera, in modo da contenerne i pesi,[20] e alloggiato in posizione centrale-posteriore trasversale. La cilindrata è di 1742 cm³, che eroga una potenza massima di 240 CV, per una coppia motrice massima di 350 N·m di cui l'80% disponibile già a 1700 giri/minuto; questo garantisce, in base ai dati forniti dalla casa, oltre 255 km/h di velocità massima e una accelerazione da 0 a 100 km/h in 4,5 secondi.
La trasmissione è gestita da un cambio a doppia frizione a secco Alfa Romeo TCT gestibile in modalità sequenziale e per il quale è prevista la funzione launch control. La trazione è posteriore e la gestione avviene tramite il manettino Alfa Romeo DNA. Il propulsore (lo stesso che equipaggia la Giulietta Quadrifoglio Verde) è realizzato interamente in alluminio, materiale che permette al gruppo motore + cambio di contenere il peso a 135 kg, 24 in meno rispetto all'unità montata sulla berlina.[23][24][25]
Modello | Disponibilità | Motore | Cilindri | Cilindrata (cm³) | Potenza (CV) | Coppia Massima (Nm) | Emissioni CO2 (g/km) |
0–100 km/h (secondi) |
Velocità max (km/h) |
Consumo medio (km/l) |
Peso a secco (kg) |
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1750 TBi | dal 2013 | Benzina | 4 in linea (16V) | 1742 | 241 | 350 | 157 | 4,5 (62 M/h) | 258 | 14,7 | 895 |
1750 TBi USA | dal 2014 | Benzina | 4 in linea (16V) | 1742 | 241 | 350 | nd | 4,1 (60 M/h) | 258 | nd | 1050 |
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La vettura è stata progettata in Italia dall'Alfa Romeo, con il supporto della Maserati (che si è occupata principalmente della messa in produzione e dell'adattamento del progetto alla produzione seriale, che è di tipo artigianale). Il sodalizio Milano-Modena si è avvalso anche della consulenza di un'altra azienda italiana, la Dallara, con esperienza in Formula 1, FIA GT, Indycar, LMP, DTM e altre varie categorie. L'azienda emiliana aveva già collaborato con la Maserati per la realizzazione della MC12, e con l'Alfa Romeo per la 8C Competizione (anche in questo caso, Maserati era presente), mentre la collaborazione della Maserati si è resa necessaria per motivi produttivi, dato che la vettura viene assemblata secondo gli standard artigianali dello stabilimento modenese. Oltre ai nomi che hanno contribuito allo stile della vettura, la 4C ha visto la partecipazione di molti ingegneri provenienti non solo da Alfa Romeo, ma anche dalla divisione ricerche e sviluppo Fiat e dalla Maserati, oltre al già supporto tecnico iniziale di Gian Paolo Dallara e del suo team per le vetture da competizione.[18][19]
Il know-how di Dallara si è rivelato necessario nella fase iniziale della progettazione, quando ha fornito un proprio brevetto di derivazione F1 nonché consulenza per la realizzazione di una scocca in fibra di carbonio dal peso estremamente contenuto: si tratta di un progetto inedito, realizzato ad hoc per la 4C, che non ha legami con altri veicoli[29] né aveva mai trovato prima applicazione al di fuori delle competizioni; tale soluzione è inoltre la prima esperienza, per Dallara, di applicazione di questo brevetto su un veicolo destinato alla produzione in serie, in quanto si era sempre limitata a prototipi o fuoriserie.[22] Sebbene in un primo momento la stampa del settore dichiarava una collaborazione articolata fra l'azienda emiliana e l'Alfa Romeo (si parlava addirittura di una versione della 4C a marchio Dallara),[30] questa termina appena dopo la concessione del brevetto e la consulenza alla progettazione della scocca.
Per la scocca in fibra di carbonio è stato aperto un impianto produttivo specifico, effettuando un'operazione di risanamento di uno stabilimento abbandonato ad Airola; la produzione avviene artigianalmente in un'area di circa 38 mila m² da parte dell'azienda tricolore Tecno Tessile Adler,[31] del gruppo industriale italiano Adler Group.[32][33]
La vettura viene assemblata negli stabilimenti Maserati di Modena:[34] si tratta della seconda vettura a marchio Alfa Romeo (dopo la 8C Competizione) a essere assemblata dalla casa del Tridente presso i propri stabilimenti.[35] La verniciatura è l'unica operazione che avviene al di fuori della fabbrica modenese; dopo di essa vengono installati i gruppi ottici, vengono percorsi 40 km di test per ogni vettura, e vengono effettuate le operazioni e i controlli finali.[36]
Per realizzare una vettura leggera, in produzione artigianale e dal costo relativamente contenuto, l'Alfa Romeo è ricorsa a soluzioni che hanno da sempre caratterizzato le sportive – soprattutto in passato, quando i ridotti volumi produttivi non giustificavano la progettazione, l'ingegnerizzazione e soprattutto la messa in produzione di alcuni componenti (perlopiù estetici o di strumentazione) irrilevanti dal punto di vista prestazionale –; queste soluzioni sono utilizzate ancora da alcuni piccoli costruttori di fuoriserie artigianali (come per esempio la Morgan Aero SuperSports che fa uso dei proiettori posteriori della Lancia Thesis, o la ASL Garaiya che ricorre alla fanaleria posteriore dell'Alfa 147).
Non potendo risparmiare sulla qualità tecnica della vettura e sulla componentistica, e dovendo mantenere il prezzo accessibile e non incorrere in eccessivi costi di produzione e ingegnerizzazione (già alti per via delle soluzioni strutturali, tecniche e meccaniche utilizzate).[26] l'Alfa Romeo ha scelto questa tradizionale soluzione. Tale scelta si sposa anche perfettamente con lo spirito della vettura (sportiva leggera, artigianale e di tutta sostanza) e con la filosofia delle berlinette (come per esempio le varianti Scuderia e Speciale delle Ferrari F430 e 458 Italia).
Circa la riduzione dei componenti e del peso degli stessi, questi sono realizzati unicamente in materiali leggeri e ultra-leggeri, eliminando tutte le parti superflue e sostituendo molte di queste con soluzioni alternative: la manopola del cambio è assente sostituita da due leve dietro il volante, la strumentazione è interamente digitale, assenti quindi contagiri e contachilometri sostituiti da una grafica virtuale. Alcune parti in fibra di carbonio della scocca sono a vista, priva di rivestimento interno, soluzione ripresa anche nella zona della pedaliera. La plancia è una leggera colata di materiale polimerico pressofuso in pezzo unico dove vengono inglobati degli interruttori in stile Giulietta e uno schermo a cristalli liquidi informativo.
In fase di realizzazione della vettura si è inoltre optato per il riuso di alcuni componenti già presenti sul mercato, nonché il ricorso a soluzioni alternative a quelle tradizionali su componenti secondari o prettamente estetici. La vettura non è dotata di un tradizionale sistema d'illuminazione a fari carenati, infatti è stata scelta una soluzione simile i quella utilizzata per veicoli con produzioni a bassi volumi (autobus, treni o supercar): il gruppo ottico è costituito da una parte piena in materiale plastico o composito (policarbonato, ABS o fibra di carbonio) nel quale vengono inglobati dei faretti standard, privi di disegno specifico (una soluzione simile per esempio alle Pagani Zonda e Huayra); a questi vengono aggiunti una distintiva composizione di luci LED, sempre inglobate con il medesimo sistema. Montante e calotta dello specchietto retrovisore esterno sono di derivazione Grande Punto. I gruppi ottici posteriori sono di provenienza Alfa Romeo MiTo.[37] Le manopole del climatizzatore, invece, sono state mutuate dalle Fiat Seicento e Punto I, ma comunque incastonate in una cornice plastica di stile inedito.[37] Tra gli altri componenti utilizzati e già presenti in Fiat Group Automobiles, ci sono i pulsanti di selezione del cambio nonché parte del volante e degli specchietti esterni, di origine Abarth 500.[38]
La vettura, a differenza degli altri modelli della gamma, viene distribuita in tutto il mondo. La distribuzione avviene tramite importatori intermediari nei paesi fuori dalla copertura Alfa Romeo o direttamente dall'Alfa Romeo nei paesi dove l'azienda italiana è presente con una propria filiale. Con la 4C inizia inoltre un'importante collaborazione commerciale con i concessionari Jeep per importare direttamente i veicoli in nuovi mercati non precedentemente coperti dalla rete vendita diretta, aprendo così all'Alfa Romeo mercati importanti come per esempio quello russo, dove Alfa Romeo era assente da tempo.[39] A tale nuova strategia distributiva l'Alfa ha affiancato un piano commerciale appositamente studiato per la distribuzione del modello "4C": i primi mille esemplari del modello vengono commercializzati in una versione speciale denominata Launch Edition (con parti in carbonio a vista, aerodinamica dedicata, dotazioni speciali e solo due colori disponibili: rosso Alfa o bianco Carrara) con già decisi quanti modelli verranno assegnati a ogni parte del mondo: 500 per il mercato NAFTA (Nord America), 400 per il mercato EMEA (Europa, Africa e Medio Oriente) e 100 per il mercato APAC (Asia).[40]
Al momento dell'effettiva commercializzazione Alfa Romeo ha anche pubblicato le caratteristiche della versione "di serie" della 4C che va ad aggiungersi alla versione iniziale launch edition (limitata ai primi 1000 esemplari), rispetto alla quale viene venduta a un prezzo di mercato sensibilmente inferiore. La versione "per puristi" (così definita dalla casa madre) non presenta alcuna modifica rilevante rispetto all'edizione di lancio iniziale, tranne che per l'assenza delle prese d'aria per il raffreddamento dei freni, motore e tecnica rimangono invariate, le differenze riguardano solo alcune dotazioni che non sono più di serie ma diventano optional. La gamma colori comprende tre tinte pastello (Nero, Bianco, Rosso Alfa), un metallizzato (Grigio Basalto) e due metallizzato tristrato (Bianco Madreperla, Rosso Competizione).[41][42]
A circa un anno dalla sua presentazione ufficiale europea (più o meno 8 mesi di produzione) la vettura, solo in Europa, è stata venduta in 1700 esemplari.[43]
Nel marzo 2014 viene presentata ufficialmente la versione scoperta della coupé di Arese, denominata 4C Spider[44] A dispetto della denominazione "Spider", assegnata per rimarcare la continuità storica con i precedenti modelli di vetture sportive scoperte dell'Alfa Romeo, la "4C" ha una carrozzeria di tipo targa con tettuccio semirigido in tela o, in alternativa, con hard-top in fibra di carbonio, riponibile nel baule posteriore.[45]
La spider mostra alcune differenze sostanziali rispetto al modello coupé dal quale deriva: per motivi strutturali è stato riprogettato il parabrezza che ora viene proposto anche in fibra di carbonio. La vettura si presenta globalmente meno "cruda" della 4C: gli interni mantengono lo stesso disegno e impostazione ma vengono impreziositi da rifiniture più idonee a un'auto esotica, perdendo un po' di sportività in favore di una maggiore qualità percepita. Anche la carrozzeria esterna cambia, soprattutto nei fari anteriori che qui diventano carenati, adottando quindi un sistema d'illuminazione più elegante e convenzionale.[46] Muta anche il cofano motore posteriore, che cela alla vista il propulsore: il vetro presente sulla versione coupé lascia infatti il posto a due evidenti prese d'aria. Rispetto alla 4C risulta inoltre modificato l'estrattore posteriore, così come le linee di raccordo tetto-coda che adottano soluzioni diverse. Il modello pilota comprendeva un sistema di scarico completamente nuovo, costruito in carbonio e titanio, progettato da Akrapovič e dotato di valvola wireless elettroattuata per consentire al pilota di cambiarne la sonorità, questo componente non è poi stato applicato al modello di serie della 4C Spider ma sarà reso disponibile come optional.[47] A livello dinamico, invece, presenta un set-up delle sospensioni diverso per poter regalare lo stesso feeling di guida della coupé. Infine, tra le novità della spider si segnalano la nuova livrea Bianco Lucido Tristrato e il nuovo disegno dei cerchi in lega, questi ultimi a diametro differenziato (18” all'anteriore e 19” al posteriore).
La vettura è stata portata al debutto al salone dell'automobile di Ginevra nel marzo 2014, con un modello "pilota"[48][49] (quindi non un concept, ma una versione pressoché definitiva);[43] la sua futura commercializzazione è programmata per il 2015.[50] La presentazione del modello definitivo è avvenuta nel mese di gennaio parallelamente al Salone dell'automobile di Detroit e la commercializzazione è prevista per prima dell'estate dello stesso anno.[51]
Il modello definitivo della 4C scoperta è stato presentato nel gennaio 2015 e commercializzato dall'estate dello stesso anno. Viene presentato negli Stati Uniti, fatto storico per il marchio italiano che sottolinea l'importanza del ritorno dell'Alfa nel mercato NAFTA e l'importanza del mercato stesso per il futuro commerciale del brand. La 4C Spider è una targa con tettuccio removibile in tela o in fibra di carbonio (che si può mantenere equipaggiato anche a velocità massima: 258 km/h) dal peso di 1.060 kg, appena 10 kg in più rispetto al modello coupé americano (165 kg in più rispetto al modello europeo). Per mantenere la leggerezza sono state adottate soluzioni diffuse nel motorsport come la sostituzione di tutti gli spazi vetrati, compreso il parabrezza, con un particolare vetro 10% più sottile rispetto a quello precedente (il peso complessivo di tali componenti è ridotto del 15% rispetto alla coupé).
Il profilo estetico rimane globalmente simile ma cambia sensibilmente la parte della coda, del montante posteriore e dal padiglione (che ora non c'è più). Il parabrezza è più verticale rispetto al modello coupé, così come l'intera altezza della vettura (+2 cm). I montanti posteriori, bassi e allungati racchiudono fra sé un piccolo elemento trasparente che funge da nuovo lunotto, visto che quello scenografico della coupé che digradava verso la coda e faceva intravedere il motore è stato tolto e sostituito da un inedito sistema di ventilazione a prese d'aria. Sempre fra i montanti ora vi è un rollbar di sicurezza in alluminio e un inedito alettone aerodinamico. Lo stile della vettura è fortemente condizionato dalla scelta dei materiali, anche all'esterno: tutti gli elementi che non fanno parte del corpo carrozzeria sono in contrasto con essa (scuri) rivestiti in abs o fibra di carbonio a vista, per il lancio della vettura è stato introdotto un colore aggiuntivo, il giallo (che sulla coupé non è presente). Questa scelta di "staccare" gli alimenti strutturali del tetto e del parabrezza, dal corpo carrozzeria, fa risaltare quanto la 4C Spider è si una targa ma la filosofia è più quella di una barchetta, che per ovvi motivi di mercato è stata dotata di tetto e parabrezza.
Il modello 4C scoperto inoltre è stato dotato di un'inedita presa d'aria laterale nella parte inferiore/posteriore della fiancata sinistra, necessaria per raffreddare la componentistica (molto probabilmente per raffreddare la trasmissione visto che la posizione coincide con quella della scatola del cambio doppia frizione, montato trasversalmente (come il propulsore 1.750 turbo).[47][52] I fari anteriori sono carenati (rivestiti quindi con una calotta di policarbonato trasparente) e presentano lenti di proiezione identiche a quelle del modello coupé nordamericano), abbandonando la soluzione "traforata" a LED del modello coupé europeo. Il sistema di scarico è identico a quello della coupé, la versione Akrapovic anticipata dal concept di Ginevra sarà un accessorio di tipo optional. Tra i pochi elementi strutturali non realizzati in fibra di carbonio, oltre al roll-bar vi sono i rinforzi del vano motore, realizzati in acciai ad alta resistenza. Il peso totale della scocca in fibra è di 107 kg.[47] Motore ed elettronica sono gli stessi della coupé, gli interni presentano nuovi rivestimenti in pelle, anche nel cruscotto centrale, con finiture dedicate.
La 4C Spider raggiunge i 258 km/h e raggiunge le 60 miglia orarie da ferma (0–96 km/h) in 4,5 secondi. L'accelerazione laterale sviluppata è di 1,1 g e tocca punte di decelerazione pari a 1,25 g. Anche per questa versione è stato scelto di omettere il servosterzo.[47][53][54]
Nel 2014 l'Alfa Romeo ritorna nel mercato nordamericano, dopo diciannove anni di assenza, proprio con la 4C[55] (l'ultima vettura di Arese venduta in Nord America era stata, nel 1995, la 164 con motore 3 litri V6 a benzina).[56] La versione approntata per le strade d'oltreoceano, esteticamente, differisce in alcuni aspetti rispetto a quella europea. I proiettori anteriori ora sono carenati, perdono la struttura interna in materiale composito con luci a LED indipendenti (definita "a ragno" dagli americani) per adottare un sistema di illuminazione più tradizionale, come la 4C Spider, dotato quindi di calotta trasparente. Lievi modifiche vengono riservate anche al paraurti posteriore, che vede l'inserimento di due elementi bombati nella zona porta targa nonché di un nuovo estrattore.[57][58][59] La vettura viene presentata al pubblico americano durante il Salone dell'automobile di New York nell'aprile del 2014.[58]
La versione nordamericana riprende la medesima strategia di distribuzione avvenuta in Europa, coi primi 500 esemplari distribuiti con una dotazione speciale e a un prezzo maggiorato, con tutte le dotazioni di serie e gli elementi estetici disponibili in fibra di carbonio; gli esemplari successivi invece avranno il prezzo di listino. Al momento della presentazione statunitense vengono dichiarate alcune caratteristiche: le ruote posteriori sono più grandi di quelle anteriori, mentre il peso della versione americana è di 1050 kg, 155 in più rispetto a quella europea: il peso aumenta come conseguenza dei rinforzi in alluminio aggiunti alla struttura in fibra di carbonio, per far fronte alle più severe normative NHTSA. La versione statunitense raggiunge i 258 km/h e scatta da 0 a 60 miglia orarie (98 km/h) in circa 4 secondi. Il motore è il medesimo 1750 TBi abbinato a cambio sequenziale Alfa TCT, eroga 241 CV di potenza massima e 350 N·m di coppia massima.[60][61][62]
Sia la vettura definitiva, sia il suo prototipo hanno ricevuto molti e prestigiosi riconoscimenti internazionali. Oltre agli "AutoBild Design Award" (2011, Germania), "Design Award for Concept Cars & Prototypes" (2012, Italia) e al "MostExciting Car of 2013 - What Car?" (2013, Gran Bretagna) già assegnati a suo tempo alla concept, si aggiungono poco dopo la sua presentazione ufficiale anche il premio di "miglior supercar compatta" fra i lettori del quotidiano spagnolo El Economista,[63] l'"Auto Trophy 2013" assegnatole dalla rivista tedesca specializzata Auto Zeitung,[64] e il "Car of the Year 2013" dall'edizione britannica del mensile FHM.[65] All'inizio del 2014, il 29 gennaio la 4C conquista il titolo di "auto più bella dell'anno 2013" da parte della rivista francese Automobile Magazine,[66] mentre il giorno successivo ottiene il riconoscimento di "Best Cars 2014", nella categoria riservata alle auto sportive straniere, assegnato dalla pubblicazione tedesca Auto, Motor und Sport.[67] Diversi premi sono giunti nei mesi successivi da altri paesi europei, quali la Polonia e il Portogallo.
Alla promozione della 4C ha contribuito anche Marc Gené, collaudatore della Scuderia Ferrari;[68] la casa di Maranello ha partecipato ai test e alla promozione della vettura anche con un altro suo pilota, Giancarlo Fisichella, che ha provato la coupé di Arese al Centro Sperimentale Balocco.[69] La sportiva italiana è diventata, nell'estate del 2013, safety car del campionato mondiale Superbike; la sua presentazione in questa veste è avvenuta al circuito di Silverstone, dove durante l'evento pre-gara è stata guidata dall'iridato SBK in carica, Max Biaggi.[70] L'anno successivo la 4C è stata scelta per lo stesso compito anche dal campionato del mondo turismo.[71][72] In ambito videoludico l'auto appare, come 4C Concept, nei simulatori di guida Need for Speed: Most Wanted (2012) e Grid 2 (2013), e in versione definitiva in Driveclub e, come contenuto scaricabile, in Forza Horizon 2 (entrambi del 2014). La vettura è inoltre sponsor dell'Autodromo Nazionale di Monza.
Nel settembre del 2013, la coupé milanese è stata provata dal pilota e giornalista tedesco Horst von Saurma sul circuito del Nürburgring Nordschleife, totalizzando un tempo di 8' 04". Il riferimento cronometrico, primato assoluto per una vettura inferiore ai 250 CV, ha posizionato la 4C davanti a "rivali" di calibro e potenza superiori:[73][74] ciò è stato possibile grazie a diverse peculiarità dell'auto, combinate alla scelta delle soluzioni meccaniche e di architettura, delle caratteristiche fisiche della vettura stessa (dimensioni del passo, sbalzi e ripartizione dei pesi) e dei componenti utilizzati; tale exploit riflette il lavoro eseguito al fine di ottimizzare il comportamento stradale della 4C, dimostrando anche il buon lavoro del motore (anche in termini di potenza) e la rilevanza della leggerezza del veicolo.[75][76][77][78]
Nel 2014 la 4C ha ispirato la Harrison Custom Guitar Works nella realizzazione di una chitarra elettrica prodotta in undici unità, una per ogni decade di storia del marchio italiano. Il corpo chitarra riprende proprio lo scudetto Alfa Romeo.[79]
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(aiuto). URL consultato il 30 settembre 2015.
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(aiuto). URL consultato il 27 aprile 2014.
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